I have noticed that when I travel I have a tendency to miss the big things, but see the other things. What I mean is, I will make a trip to a famous tourist location, and then spend almost no time at all seeing the thing for which it became famous. For example, I've been to L'accademia to see David, but I spent most of my time looking at other statues, Michelangelo's slaves. I didn't take a gondola ride in Venice,but I had a great time walking on the improvised raised sidewalks in the flooded piazzas. And, after five visits to Italy, I still haven't been to Rome.
It happened to me in Pisa as well. We came here one day, on the bus from the farmhouse San Giuseppe in Tuscany, as a group of fourteen. After taking the obligatory photographs of my friends leaning like the tower, and of them pretending to hold it up, I wandered the piazza alone. I thought about climbing the tower, but the line was long and I didn't want to wait. Soon I found myself at the round, beehive-shaped baptistery and I went in, mostly to locate the rest of my group. Have you been? It's a perfectly round building, with a perfectly round baptismal in the very center of the room. It is much higher than it is wide, maybe two or three times higher, ending in a rounded dome. There was a balcony about one third of the way up the wall, and although there were a few tourists on it I couldn't see how they had gotten there. Here in front of me now were some people from my group. They saw me approach. "Stay," they said. "Okay," I replied, "but why?" "Hush," was all they responded, but they pointed to the center, where a man, dressed in the guard uniform like those I had seen outside, climbed the three steps and stood at the edge of the baptismal. He raised his arms away from his body, and with the palms facing the marble floor he lowered them. He did it again. People began to notice, and in this completely silent way he succeeded in silencing us as well. When the room was silent, incredibly silent, he opened his mouth and produced a sound, a chord, like an opera signer warming up his voice. The chord was long and melodious, but the amazing part was not the chord, it was the echo which followed it, reverberating and bouncing off the acoustically perfect space. Long after his mouth was closed, that note continued, like some strange ghost of ancient singers. It faded finally, and the crowd smiled and seemed almost ready to applaud. Until the guard raised his arms again, made us quiet again, and he made another, different sound. When it faded, yet another. Now warmed up, he did not wait for the first sound to fade before beginning his next. Another and another, and another, different notes, and of different strengths and lengths, until sound filled that space as if an entire choir was chanting.
There are no words… How can you describe a sound? It's not possible. I have the memory of the experience; the memory brings chills to me now, just as the sound did that day. It continued for I don't know how long, but I don't think I breathed at all in that time, and from the look of awe on the faces around me, I don't think anyone else was breathing either. Finally, the guard's mouth was closed. We knew the sounds would end one by one, and they did, until a last, lonely chord finished this ghostly concert. This time there was no applause. There was a silence that no one seemed to want to break. And then some quiet "bellisimos," "bravos," these things. I touched my companion's shoulder to tell her we should return to the bus. She nodded and turned towards me; I could see she needed some minutes to stop the tears which had come to her eyes.
Eventually we rushed back out into the sunshine, to our waiting bus. I hadn't climbed the tower. But once again, the small thing, the previously unknown thing, the other thing, is what I will remember and take with me from Pisa. So many times it has happened to me so. It's the other thing. I think you can't go looking for it, but you have to know to stop and see it when it's there.
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Ho realizzato che quando io viaggio ho la tendenza non vedere le cose importante, ma tutt'altre cose. Quello che voglio dire, e' che si, di tanto in tanto vado a vedere famosi siti turistici, ma mi accorgo di passare pochissimo tempo ad visitarli. Sono andata all'accademia per vedere il Davide, ma alla fine ho passato la maggior parte del mio tempo guardando le altre statue di Michelangelo, come gli schiavi. Non ho usato le gondole per visitare Venezia, ma ho fatto lunghe camminate sulle passerelle rialzate messe frettolosamente nelle calle inondate dall'acqua alta. E sebbene sia stata in Italia cinque volte, non ho ancora visto Roma.
La stessa cosa e' successa anche quando sono andata a Pisa per vedere la famosa torre. Ci sono andata un giorno, insieme a 14 amici, una gita con il bus dalla casa colonica in Toscana si chiama San Giuseppe dove eravamo. Dopo aver fatto le fotografie di rito ai miei amici inclinati come la torre, o fingendo di tenerla su, ho vagato nella piazza da sola. Ho pensato di salire la torre ma la coda era lunga e non volevo aspettare. Presto mi sono trovato al battistero, un edificio con una forma come un alveare. Sono entrata, per lo più per trovare il resto del mio gruppo. Avete visto il battistero a Pisa? E' perfettamente rotondo con un fonte battesimale anch'essa rotondo nel centro. E' molto più alto che largo, forse due o tre volte, e culmina con una calotta. C'era una balconata a circa un terzo dalla sua altezza e sebbene ci fossero alcuni turisti sopra non sono riuscita a capire come avessero fatto ad arrivare sino la. Avanti a me c'erano le persone del mio gruppo. Mi stavano guardando mentre mi avvicinavo e appena sono stata vicina a loro mi hanno detto, "Rimani." "Va bene," ho risposto, "Ma perché?" "Zitti, zitti," hanno detto. Mi hanno indicato con le dita un uomo al battesimale. Era una guardia in divisa come ne avevo viste fuori dalla piazza. Lui e' salito sui tre gradini del battesimale. Ha alzato le sue braccia poi ha girato le palme delle mani verso il basso e le ha fatte scendere lentamente. Poi l'ha fatta di nuovo. La gente ha visto I suoi gesti e senza che lui parlasse abbiamo capito che dovevamo stare in silenzio. Lui ci ha fatto stare zitti senza dire una parola. Tutto era silenzioso, incredibilmente silenzioso. Aspettavamo che qualche cosa succedesse, ma che cosa non lo sapevamo. La guardia aprì la sua bocca per produrre una suono, un accordo, come una cantante di lirica che sta esercitando la sua voce. L'accordo era lungo e melodioso. Ma la cosa sorprendente non è stato il suono, ma l'eco che l'ha seguito. Ha risuonato ed è rimbalzato per tutto il battistero in uno spazio acusticamente perfetto. La nota ha echeggiato a lungo dopo che la sua bocca si era chiusa, come uno spettro di un cantore di un lontano passato. Alla fine è svanito. La gente sorrideva ed era pronta ad applaudire. Non ne hanno avuto l'opportunità' però perché la guardia alzò ancora le braccia al cielo. Ancora c'era il silenzio. Lui ha emesso un'altro suono, un altro accordo diverso dal primo. Poi quando fu svanito, un'altro. Con la voce ormai calda , lui non ha aspettato che finisse la nota prima di iniziare la seguente. Un'altra, un'altra, un'altra ancora, ognuna diversa in l'intensità ed in lunghezza, fino a quando le note non ebbero riempito il battistero creando un effetto come se ci fosse li un intero coro di monaci a salmodiare.
Non ci sono parole… Come si può descrivere un suono, una emozione? Non e' possibile. Ho il ricordo di quel suono, e solo la memoria fa rabbrividire, come ho fatto quello giorno. Non so quanto è durato, ma io sono sicura che non ho emesso un fiato, un respiro per tutto quel tempo. Mi ricordo I volti delle altre persone, e sono sicura che anche loro hanno provato le stesse sensazioni. Infine la bocca della guardia si chiuse. Sapevamo che le note sarebbero finite una ad una, e ben presto fu cosi, sino all'ultima, all'ultimo solitario accordo. Niente applauso neanche questa volta. C'era solo un silenzio che nessuno voleva rompere. Ho sentito alcuni "bellissimi!", "bravi!" , ma solo sussurrati. Ho toccato la spalla della mia amica per dire che era arrivato il tempo di ritornare all'autobus. Lei si è girata verso di me e mi ha fatto un cenno con la testa. Era emozionata, commossa, si stava asciugando delle lacrime dal suo volto che arrivavano sino all'angolo di un grande sorriso.
Siamo andati fuori, ancora nella piazza e nel sole. L'autobus non era lontano. Non sono riuscita a salire sulla torre di Pisa. Ancora una volta ho visto un'altra cosa, una cosa che non sapevo esistesse, per caso, ma che sarà il mio ricordo di Pisa per sempre. Tante tante volte mi succede così. Vedo sempre un'altra cosa, l'altra cosa. Sono fortunata, perché penso che non si possa cercare questa cosa, questo evento, o questo luogo, ma bisogna essere pronti a vederlo quando ci si capita davanti.
fine