Thursday, June 25, 2009

Bernardo and his Castle/Bernardo ed il suo castello


Although he is not a prince, Bernardo did grow up in a castle. And now, at the age of almost 80, he lives there still. For more than 500 years his family has inhabited this land, managed its fields, produced wine and  olive oil here in the Tuscan hills. The castle itself is called Calcione, and its history is even longer than that of Bernardo's family; it was in the 900s that someone built the first part of Calcione, and in the centuries that followed the castle was expanded and other houses were built. One of those other houses was the farmhouse called San Giuseppe where I stayed for a short time with friends.

Bernardo loves to show us around the castle. Have you ever been with a small boy who wants you to see his treasures? You know how he will take you in his room? Show you his favorite toy car, a rock he found? Bernardo is that boy. But what a room he has, and what toys… “There are more than 100 rooms here,” he tells us, “The hallways upstairs are like a big square. We would run and ride our bicycles in them.” “Come! Follow me!” he yells, and he’s gone into a hallway…“Look here! These are my family!” He points at old oil paintings in large gilt frames that line a wall. These family members of his lived centuries ago, and yet he knows them by name; he tells us stories about them. Then abruptly he again turns and disappears. “Follow me! Let’s go outside now!”

Now we are at the front of the castle. There are the two large doors of wood; high, heavy, massive doors that every castle deserves. If they were opened Cinderella and all her coach and horses would be entering, I know this with certainty. We pass, not through them, but through a small, man-sized door that is hinged into one of the large doors. We’re in the courtyard. There is castle all around. The ground is dirt. There is a cart here, a barrel there. For a moment I forgot what century we are in. Here, I don’t think it matters. Bernardo speaks about parties they have here. I can imagine the tables, the lights. I can almost hear the music, but it is interrupted when I again hear, “Come! Follow me this way!” He disappears through a small door in the side wall. We follow.

It’s a chapel. Tiny. Silent. Maybe six rows of pews. There are frescoes everywhere on the walls and ceiling. Bernardo says, “Look at our relic.” We look at the glass case to which he is pointing. Inside is the skeleton of a 14-year-old boy, martyred more than 600 years ago. The skeleton has been encased in a wax figure of a boy sleeping, dressed in robes of his era. One wax foot is broken, and you can see the bones inside. Incredible…

I want to stay in the chapel a bit more, but Bernardo already has another plan. Another hallway, along what I think is another side of the castle. An arched door. It’s necessary to use a lock to open this one. A small room, with one small window. The window is locked tightly and covered with another layer of glass. A large dark wooden table dominates the center of the room. Bookshelves line three walls, and all the shelves are filled with binders, files, papers. The shelves are orderly and neat, the table, conversely, is strewn with papers. “It’s the archive for the castle,” explains Bernardo. They must be preserved in this way, in this hermetically sealed, humidity controlled room. If you wanted to see what was spent on food during a month in 1694, it’s in here. “Ah!” he says. He’s found the thing he’s been rummaging for on the table. "Look! Look at this," he exclaims. "You will find this interesting maybe." The parchment found by Bernardo passes hand to hand around the table while he speaks. "Look closely at the signature at the bottom. You see that it is the signature of Lorenzo di Medici, and it is saying that he gave to my family another piece of land then."
Bernardo, eighty years old, looked again like that small boy with his favorite toy. He was practically jumping. I, well, I was astounded by these treasures in his toy box. His toys belong in a museum. And living here in his museum, he, I think, will feel young always. Maybe it's easy to stay eternally young when your home is 1000 years old, and your family is 500. Maybe in this atmosphere ancient and wonderful one can feel always like a child.

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Benché non sia un principe, Bernardo ha abitato in un castello per tutta la sua vita. Anche adesso, a ottanta anni, lui abita ancora li. Da più di cinquecento anni la sua famiglia possiede questa terra, coltiva i campi, produce il vino e l’olio d’oliva qui nelle colline Toscane. Il castello si chiama Calcione, e la sua storia è ancora più lunga, perché la prima parte del castello fu costruita da qualcuno nel 900. Nei secoli che seguirono il castello fu fatto più grande ed altre case sono state costruite nella proprietà, come la casa colonica che si chiama San Giuseppe, dove sono stata ospitata per poco tempo insieme ad un gruppo di amici.
Bernardo ama mostrarci il castello e le altre case. Avete mai avuto l’esperienza di stare con un rbambino che vuole mostrarvi i suoi tesori? Quando voi porta nella sua camera per vedere le sue cose? La sua scatola dei balocchi? Un modellino di una macchina o magari la il suo sasso preferito? Bernardo e’ come quel ragazzo. Ma che camera ha lui!, e che balocchi!…
Ci sono più di cento camere nel castello,” ci diceva un pomeriggio, “I corridoi sono come un grande quadrato. Quando ero giovane correvamo e andavamo con le biciclette su e giù per questi corridoi.” Poi improvvisamente girò a sinistra. “Venite! Seguitemi!!” Lui comandava e noi lo seguivamo.
Guardate qui! La mia famiglia! Lui indicò con un dito alcuni ritratti a olio che erano appesi sul muro. Le cornici erano grandi, fatte di stucco dorato. Questi parenti vissero secoli fa, eppure lui li conosceva tutti per nome, ed a noi raccontava le loro storie. Poi, all’improvviso, scomparve ancora dietro ad un angolo. “Seguitemi!! Ora andiamo fuori!!
Arrivammo davanti al castello. C'erano due grandi porte di legno, alte, pesanti, massicce, il tipo di porte che un castello merita. Se fossero tutte aperte Cenerentola con tutto il suo entourage entrerebbero con facilita. Noi pero’ entrammo da una piccola porta che era stata incernierata dentro una delle grandi. Eravamo dentro il cortile. Il castello era tutto attorno a noi. Sotto i nostri piedi c'era terra. C’erano anche un carro qui ed alcuni barili la. Per un momento avevo dimenticato in quale secolo eravamo. Forse non importa qui. Bernardo ci parlò di feste, grandi feste che si celebravano qui. Posso immaginare le tavolate, le luci. Quasi sentivo la musica , che però fu interrotta dalla voce di Bernardo. “Andiamo!! Venite qui!!” E cosi abbiamo fatto, e lo abbiamo seguito sino quando lui attraversò una porta nel muro di lato…
Eravamo entrati in una cappella. Piccola. Silenziosa. C'erano sei file di panche. C'erano affreschi dappertutto, sui muri ed anche sul soffitto. Bernardo bisbiglia, “Guardate la nostra reliquia.” C’era una cassa di vetro al lato. Dentro c’era lo scheletro di un ragazzo che era vissuto nel ‘400. Lui aveva quattordici anni quando mori come un martire. Il scheletro era stato ricoperto con cera, modellata nella forma del ragazzo come se stesse dormendo indossando una lunga veste . Un piede di cera era rotto, e si potevano vedere le ossa all'interno. Era Incredibile…
Io volevo stare ancora un po nella cappella ma Bernardo aveva già un’altra idea. Un'altro corridoio, un’altra porta, questa volta sotto un’arco. Bisognava usare una chiave per aprirla. Era una camera piccola con solo uno piccola finestra. La finestra era coperta con un’altro strato di vetro e poi sprangata. C’era un tavolo di legno scuro nel centro. Scaffali per libri coperti su tre muri, tutti zeppi con libri vecchi, raccoglitori, sfilze, ma tutti ordinati. Non cosi era il tavolo, cosparso con decine di fogli di carta. “E’ l'archivio del castello,” spiegò Bernardo. Le carte devono essere conservate cosi, ad umidità controllata e tutto deve essere chiuso ermeticamente. Se si voleva sapere quanto costava il cibo per il castello nel 1694, l’informazione si poteva trovare qui. “Ah!!” esclama Bernardo. Lui trovò la cosa che cercava sul tavolo. “Guardate! Guardate! Questa vi potrebbe interessare forse.” La carta trovata da Bernardo passò di mano in mano attorno il tavolo, mentre lui stava parlando. “Guardate la firma sotto. Vedrete che e’ la firma di Lorenzo de Medici, che dette più terra alla mia famiglia a quel tempo.”
Bernardo, che ha circa ottanta anni, era felice come un bambino con il suo gioco preferito. Saltava praticamente. Io ero ancora allibita da tutta quella storia. La sua scatola dei balocchi era proprio incredibile, un vero e proprio museo. E’ lui qui si sentirà un bambino per sempre. Forse e’ facile quando la tua casa ha mille anni ed i tuoi antenati cinquecento. Forse in questo ambiente antico e pieno di meraviglie ci si sente sempre un po' bambini.
fine
If you'd like to see some more of the beautiful Calcione property, take a look here.